La settimana della moda è stata una settimana un po’ difficile per me, dato che l’estrazione di un dente del giudizio mi ha messo ko. Ho avuto però il piacere di partecipare all’opening della boutique Kiton in via del Gesù a Milano. La prima cosa che ho notato, ancora prima di entrare, è stata la vetrina. Erano esposti, infatti, dei capi di design realizzati in collaborazione con giovani designer emergenti. Si tratta ovviamente di capi di alta sartoria, con una loro struttura, fatta di pieghe e cuciture, che danno forma ad una vera e propria “casa per il corpo”. Un chiaro messaggio di tradizione che si unisce all’innovazione.
All’interno un ambiente raffinato e curato, che richiama appunto la sartoria. Credo che Adolf Loos, che progettò il negozio Knize di Vienna basandosi sul principio che l’eleganza sartoriale è senza tempo, avrebbe approvato. Boiserie in legno scuro, strutture in ottone brunito, sedute in pelle, moquette e pietra, associati a strutture e metodi espositivi decisamente moderni. Mi ha colpita l’espositore per i foulard maschili, un rettangolo in tessuto con 6 coppe intagliate che simulano un taschino. Molto gradevole anche l’esposizione delle scarpe, con un piano inclinato in metallo per il pezzo esposto frontalmente e un inserito di taglio che ne permette la visione di profilo.
Il cocktail party è stato animato da Nicola Conte, musicista jazz di fama internazionale. Oltre al dj set, sabato ho avuto il piacere di assistere ad un live con il suo gruppo, “live con il il Combo” appunto, al Blue Note, noto club di Milano. Era la mia prima volta ad un evento di questo tipo e devo ammettere che è stato davvero emozionante. L’atmosfera è intima e permette di godere appieno della musica. Sono una neofita per cui non voglio sbilanciarmi in commenti tecnici che non mi competono, ma mi ha incantata l’assolo di contrabbasso di Paolo Benedettini e ho sentito la voce di Bridget Amofah trasformarsi in uno strumento musicale, assieme al sax di Timo Lassy, la tromba di Nicholas Folmer, il piano di Pietro Lassu e la batteria di Teppo Makynnen. I brani tratti dall’ultimo album “Love&Revolution” si sono mescolati con altri brani del repertorio storico del jazz.
Tutte le immagini sono state scattate da Vanni Parmigiani e le potete vedere sulla pagina Facebook di Nicola Conte |
Dopo il set ho avuto l’onore di parlare con Nicola Conte, che mi ha concesso una piccola (mica tanto piccola) intervista.
D: Durante il concerto hai raccontato la storia dei pezzi che avete suonato, quanto sono importanti per te le radici in cui affonda la tua musica?
R: Per me la cultura della musica è una cosa molto importante. Alcune cose che per me sono scontate, oggi sono diventate desuete, benché il periodo a cui faccio riferimento (gli anni ’60 n.d.r), sia alla base della musica contemporanea. L’estetica di oggi è molto diversa, però, dall’estetica di quel periodo, in cui il pubblico era molto più esigente. Come dj mi sono dedicato alla ricerca di 45 giri sconosciuti, una ricerca di archivio, perciò ritengo importante inserire pezzi appartenenti a quel periodo e mescolarli con i miei, in modo da rendere il messaggio più forte. Non voglio che la mia musica sia solo gradevole, ma voglio che comunichi quei colori, quelle sensazioni e quelle visioni proprie dei mondi a cui faccio riferimento, il jazz e più in generale la cultura africana. Quel passato parla di una spiritualità e di valori che stiamo dimenticando.
D: Hai fatto riferimento ad un pubblico esigente: viaggiando in Europa, Usa e Giappone, credi che ci sia un pubblico più ricettivo?
R: No, penso che non ci sia una differenza, le persone sono persone in qualunque continente. Non cambia il loro modo di percepire le cose, quello che cambia però è il contesto, che ha una grande influenza.
D: Presto sarai negli Usa per una serie di concerti, e terrai una conferenza all’università di Miami, sai già di cosa parlerete oppure verrà tutto improvvisato?
R: Non ne ho idea, sarà un dialogo aperto e risponderò alle domande che mi verranno poste.
D: E all’università italiana?
R: No, non mi è mai capitato, anche se mi piacerebbe confrontarmi con questa realtà: ho vissuto l’università in un periodo in cui si respirava un’aria particolare, il momento polito era diverso e sentivamo l’eco delle vicende degli anni precedenti. Oggi non è più, e sebbene io abbia sempre considerato l’Italia come un paese di primo piano (dal punto di vista culturale n.d.r) si sta isolando in una cappa e si sta trasformando in un paese di secondo piano, e non deve essere così!
D: Il tuo amore per la cultura ti ha portato ad interagire con altre arti, mi parli del tuo rapporto con il fumetto?
L’Italia è ancora conosciuta all’estero per l’estetica di Mastroianni, Fellini, Antonioni e Pucci, ed è questo tipo di estetica che dobbiamo coltivare, perché è vincente. L’arte quindi è fondamentale. Il rapporto con Giuseppe (Palumbo, il fumettista che ha curato una live story sul suo sito n.d.r) si è trasformato in una performance live, in cui noi, mentre stavamo suonando, non vedevamo quello che lui disegnava, ma mi hanno detto che è stato molto carino.
D: Pensi che ti aprirai anche a nuove collaborazioni in futuro?
R: Come in questo caso questo tipo di collaborazioni nascono da un incontro fortunato, si conosce la persona e si instaura un rapporto di fiducia da cui scaturisce un’idea comune. Altrimenti non funziona, si trasforma in qualcosa di tecnico.
D: una jam session e un dj set: quanto c’è di improvvisazione in quest’ultimo?
R: quando faccio un dj set scelgo i dischi prima, però è il mood della serata che mi porta a scegliere l’ordine. Predi per esempio la serata di Kiton: magari inizio con un 45 giri jazz di archivio e finisco con la musica elettronica, ma è solamente l’interazione delle persone che influenza le mie scelte. Molti dj hanno dei set preparati, ma per me ogni singolo evento è a sé. Vale lo stesso per i concerti: tra poco suoneremo il secondo set e anche se i brani saranno gli stessi, non sarà uguale a questo.
Detto questo, visto che il set sarebbe iniziato da lì a poco ci siamo salutati. Sono tornata a casa, con questa intervista, un po’ appuntata sulla moleskine e un po’ nella testa, con la musica nello stomaco e la sensazione di aver incontrato, oltre che a un artista, una persona che comunica serenità.
Ma che bel post, i miei complimenti!!! Nicola Conte poi e' una persona di elevato spessore morale e un grande artista !
RispondiEliminaAlessia
http://www.thechilicool.com
Bellissimo post!
RispondiEliminaDavvero interessante il tuo blog,ho deciso di seguirti!:) Passa anche da me se ti va!
Un bacio
Carmen
http://outrepasser.blogspot.com
Ciao Alice,
RispondiEliminasi parla di una data del Jazz Combo a Roma i primi di dicembre... per chi fosse curioso trova info su www.nicolaconte.it e www.facebook.com/loveandrevolution.